Flow – un mondo da salvare: dal 7 novembre sta incantando l’Italia

Il progetto arriva dal regista, animatore e compositore lettone Gints Zilbalodis, che aveva già diretto “Away” nel 2019 (un’opera di animazione muta, per la quale lui stesso aveva composto la colonna sonora). In “Flow – un mondo da salvare“, ancora una volta non esistono dialoghi, anche se abbiamo a disposizione vocalizzazioni molto accurate (ed emozionanti) da parte dei nostri personaggi animali.

Flow è stato presentato a Cannes nella categoria Un Certain Regard – una sezione dedicata a film che si discostano leggermente dai canoni, sia per contenuto che per l’approccio narrativo. Altri film di questa categoria includono Dogtooth di Yorgos Lanthimos e, più recentemente, How to Have Sex di Molly Manning Walker. In particolare, Flow è stato scelto come candidato lettone per il miglior film internazionale agli Academy Awards.

Flow segue le vicende del nostro protagonista “Cat“. Poiché il film li presenta senza dialoghi, ai personaggi non vengono dati nomi. In questo senso il linguaggio visivo del film funge davvero da strumento primario di comunicazione con il pubblico, che assiste alla storia di Cat in quanto creatura solitaria e isolata costretta, inizialmente contro la sua volontà, a unirsi ad altri animali per sopravvivere a una grande alluvione.

È evidente il riferimento all’Arca di Noè, sebbene il simbolismo religioso si esaurisca qui; l’animazione è magnificamente articolata in tre dimensioni ma, cosa interessante, non tutti i bit del fotogramma vengono elaborati completamente: il materiale viene invece animato in modo tale da somigliare a filmati girati manualmente, a volte quasi come se si trattasse di spezzoni del gatto e delle sue esperienze rinvenuti casualmente.

Quando gli è stato chiesto del progetto, il regista lo ha descritto come “un flusso spontaneo della fantasia“, facendo ovviamente un’associazione con il titolo del film, ma descrivendo anche accuratamente lo stile di animazione molto fluido nello scorrere da una scena all’altra e straordinariamente estasiante. Anche con la resa a volte intenzionalmente incompleta, i dettagli e i movimenti dei personaggi sono eccezionali.

Flow - un mondo da salvare dal 7 novembre sta incantando l'Italia_01In genere nell’animazione tradizionale basata su personaggi animali noi vediamo questi ultimi raffigurati come sostituti degli stereotipi umani: cioè, invece di assistere a rappresentazioni reali della loro specie, spesso troviamo animali che si comportano come gli umani. In Flow, invece, l’animazione descrive l’animale e le sue emozioni in modo incredibilmente accurato; le minuzie del movimento sono così precise da riflettere la natura vera e propria dell’animale piuttosto che offrire semplicemente una generica metafora di una qualche caratteristica umana neanche particolarmente ardua da cogliere. Se avete mai avuto un gatto, riconoscerete che qui tutti i dettagli – ogni parte del corpo e dell’espressione, le orecchie e la coda, quei micromovimenti che, conoscendo bene il proprio animale, raccontano così tanto di lui/lei – sono straordinari.

La gran parte del progetto ci presenta una visione assolutamente concreta, radicata nella finezza della trama e con lunghe riprese e un montaggio minimalista che consentono allo spettatore di connettersi con il protagonista a un livello più profondo. È impressionante come il film ti faccia entrare in empatia con un gatto animato senza dover ricorrere a dialoghi o a segnali emotivi dichiarati. Di fatto lo possiamo considerare uno splendido esemplare utile a insegnare agli studenti di cinema la composizione di un’inquadratura, lo sviluppo dei personaggi e il raggiungimento di apici emotivi, il tutto senza dialoghi.

C’è anche una sequenza in cui il film vira verso il surreale, allineandosi maggiormente al precedente lavoro (“Away”) del regista; senza fare spoiler, è un momento meraviglioso quasi necessario all’interno di una narrazione altrimenti troppo basica e lineare, e il significato della scena può essere interpretato in diversi modi, aggiungendo profondità all’esperienza complessiva.

Il comparto sonoro è straordinario – in particolare nelle scene in cui si passa dall’ambiente subacqueo a quello in superficie – e le microespressioni e le vocalizzazioni degli animali sono assolutamente brillanti: i miagolii, i pianti, ognuno di questi fattori trasmette sottili differenze emotive e di significato.

Detto questo, la pellicola dura poco meno di 90 minuti e probabilmente non potrebbe ambire a una durata maggiore senza rischiare di perdere l’attenzione del pubblico; è un’opera abbastanza semplice sotto molti aspetti e non analizza temi particolarmente profondi: in realtà tratta di amicizia, equilibrio tra essere indipendenti e fare affidamento sugli altri e, come suggerisce il titolo, la capacità di seguire la corrente invece di imporsi al mondo; essa inoltre esplora il modo in cui noi interagiamo con la Natura. Certo, non abbiamo a che fare con tematiche innovative, ma del resto il film non mira a presentarsi come un trattato filosofico; al contrario, offre un’esperienza affascinante e immersiva che suscita naturalmente empatia.

Insomma, probabilmente ci troviamo di fronte a un piccolo gioiello che merita di essere visto non solo dagli amanti dei gatti ma da chiunque apprezzi la narrazione attraverso l’arte.

Fonte: pointsofreviews.com

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